IL Muro magico di manchester

Negli anni ‘90 la scena Pop inglese era dominata da un gruppo di ragazzi devoti al Manchester…

Negli anni ‘90 la scena Pop inglese era dominata da un gruppo di ragazzi devoti al Manchester City. “I nuovi Beatles” li chiamavano. Erano gli Oasis, che con una certa strafottenza in quegli anni apparivano ovunque, dai giornali di musica a quelli scandalistici, con una musica nuova, scritta di getto, distorta ma piena di melodie accattivanti. 

Provenienti dalla working class di una Manchester in cui per sopravvivere fai a botte, ti ribelli a genitori violenti, salti la scuola, ti ubriachi e nella peggiore delle ipotesi fai abuso di droghe, i fratelli Gallagher crescono divorando migliaia di dischi e riescono a fondere Beatles, Who, Sex Pistols, Rolling Stones finchè, ad un certo punto delle loro vite, si trovano alla fermata giusta della storia e con la stessa strafottenza riescono a salire sul treno del successo.

Noel, il maggiore, timido, piantagrane e strafottente si avvicina alla musica e alla chitarra, impara da autodidatta strimpellando “Ticket to ride” e iniziò ad approfondire la sua cultura musicale frequentando spesso il negozio di dischi più fornito in città, Sifters Records. La spinta ad entrare davvero nel mondo della musica, seppur dal retro, arrivò da Clint Boom tastierista degli Inspiral Carpets che si trovò ad un concerto degli Stone Roses con Noel. Pur non superando il provino come lead vocalist, la band ne riconobbe la luce rock’n’roll e lo ingaggiarono come roadie. Tra alcool, droghe ed eccessi in una tournée tra Giappone, Russia, Argentina e Stati Uniti, Noel adottò un atteggiamento molto professionale, apprendendo tutto quello che poteva e provando i suoi pezzi durante i soundcheck. 

Liam, bravo, autodidatta, bello e con una distintiva faccia di bronzo, invece non ebbe bisogno di cercare un gruppo, fu contattato dai The Rain. Il minore dei Gallagher sostituì Chris Hutton come frontman e cambiarono nome in Oasis: Tante le speculazioni sull’origine del nome, la versione più accreditata è che Oasis fosse in realtà il nome di un locale dove avevano suonato gli Inspiral Carpets quando Noel era già loro roadie. Tra il pubblico del loro primo concerto c’era anche Noel, reduce dall’esperienza con gli Inspiral Carpets e vide negli ex Rain la possibilità di avere finalmente una sua band. Si propose al fratello come autore , cantante e manager e chiuse l’accordo promettendo con la solita sfacciataggine “fidatevi, saremo il più grande gruppo del mondo”

Il primo riff importante fu l’inconfondibile melodia dalle le chitarre taglienti di “Supersonic” (stesso nome del docu-film di successo che nel 2016 ripercorrerà la storia della band), ma il brano che cambiò tutto fu “Live forever”. Pare che Noel la scrisse da solo durante una pausa in sala prove , quando gli altri tornarono rimasero a bocca aperta: Noel in quel testo era riuscito ad eludere i soliti clichè testuali del rock e a far suonare le magnifiche parole che conosciamo tutti.

Maybe I just WANNA LIVE, I DON’T WANNA DIE, MAYBE I JUST WANNA BREATHE, MAYBE I JUST DON’T BELIEVE, MAYBE YOU’RE THE SAME AS ME, WE SEE THINGS THEY’LL NEVER SEE, YOU AND I ARE GONNA LIVE FOREVER.

Con l’autunno del ’95 arriva anche “(What’s the story) Morning Glory?”. All’urgenza espressiva di “Definitely Maybe” a base di chitarre amplificate si sostituisce un suono più delicato e armonioso, con orchestrazioni, archi e melodie. L’influenza dei Beatles si fa più accentuata, pare tra l’altro che Noel avesse ricevuto una musicassetta, forse rubata, in cui Lennon aveva cominciato a registrare le sue memorie. In questa cassetta erano incise le parole “Start a revolution from my  bed, because they said the brains I had went to my head“. E giustamente Noel pensò di farne buon uso. 

Noel dimostra ancora una volta la sua innata capacità melodica e di scrittura. “Wonderwall“, e “Don’t Look Back In Anger” sono le perle indiscusse del disco, entrando di diritto nella storia della musica moderna. Se “Wonderwall” è il biglietto da visita, il passaporto internazionale che permetterà agli Oasis di stazionare in cima alle classifiche di tutto il mondo, “Don’t look back in anger”, dopo gli atti terroristici del 2017, è diventato  un vero e proprio inno, un atto di sfida al terrorismo, alla violenza e alla paura “Noi non guardiamo indietro con rabbia, continueremo a uscire, ad andare ai concerti e a cantare tutti insieme”. 

Dall’uscita di “(What’s the story)Morning glory?”, terzo album più venduto di tutti i tempi nel Regno Unito, niente sarà più lo stesso. Gli Oasis hanno portato nel jet-set britannico una ruvidezza tipica da pub, le scazzottate per le strade di Manchester e quella strafottenza di chi si è sudato e meritato il successo.

Già nel ’95 gli Oasis rischiano di non esistere più e l’intero 1996 è l’anno in cui lo scioglimento degli Oasis sembra più che mai imminente. Ogni volta prevale, fortunatamente per noi, la logica del denaro e dell’opportunità. I Gallagher trovano il modo di restare uniti, ogni volta ancora insieme, ancora fratelli coltelli.

Dopo quattro anni di successi, di composizioni di alto livello, di primati e di concerti in giro per il mondo, i Gallagher alle prese con le rispettive traballanti situazioni matrimoniali, decidono di mettere da parte per qualche tempo i progetti musicali. La loro casa di produzione non può permettersi però di lasciare ferma la macchina più performante del momento e così, nel 1998,  fa uscire una raccolta di b-sides, selezionate dai fan della band attraverso il sito ufficiale, dal titolo The Masterplan

 

 

 

“The Masterplan” Album cover

“The Masterplan” ha dunque il compito di far emergere e dare valore a queste gemme: non possono infatti essere chiamati diversamente brani quali “Talk Tonight” on “The Masterplan”, la quale raggiunge la perfezione pop di “Don’t Look Back In Anger” con in più un pathos in crescendo che non può non coinvolgere l’ascoltatore.

Nel corso del 1999 il gruppo affronta forse il suo periodo più duro. Durante le registrazioni del nuovo album, gli Oasis rimangono in tre, con il solo batterista Alan White al fianco dei fratelli Gallagher. 

Così, dopo una pausa di tre anni, gli Oasis tornano nel 2000 con “Standing On The Shoulder of Giants”, un disco poco convincente: brani poco incisivi, un desiderio di rinnovamento troppo dispersivo, incapacità di scrivere canzoni pop di livello.

Il 2000 degli Oasis si apre quindi con “Go Let It Out”, versione sbiadita delle primissime cose, prosegue con la ballata acustica “Little James” (prima canzone firmata da Liam Gallagher) e l’anonima “Gas Panic”, e si conclude con la discreta “Roll It Over”, una “Champagne Supernova” del nuovo millennio. Nonostante il flop discografico il tour che ne segue ha un successo clamoroso, confermando ancora una volta che gli Oasis sono ormai un marchio. 

“Don’t believe the truth” del 2005 è il settimo album in studio, l’album della rinascita, e si perfeziona ancora di più il suono maturato nel disco precedente, abbandonando quasi del tutto le inflessioni britpop. C’è una maggiore attenzione per la musica e code strumentali più folte. Ma la confidenza con il nuovo sound si sente già in “Mucky Fingers”, rock-blues che sa di Rolling Stones fin dal titolo. 

E nel 2008 e gli Oasis tornano con quello che sarà, purtroppo, la loro ultima fatica: “Dig out your soul”. Il disco è la completa maturazione del suono sixties-seventies che ha caratterizzato gli ultimi anni del “ritorno al passato” della band. 

 

 

 

Photo credits: Jill Furmanovsky

A fine Agosto 2009, a sole tre date dalla conclusione del tour, Noel, a seguito dell’ennesima sfuriata col fratello Liam, decide di lasciare tutto. Tour e band. Per chiarire l’accaduto diffonde un comunicato stampa tramite il sito ufficiale, nel quale si legge: “E’ con un po’ di tristezza e grande sollievo che vi dico che ho lasciato gli Oasis stasera. La gente dirà e scriverà quello che vuole, ma io semplicemente non posso andare avanti un solo altro giorno a lavorare con Liam. Mi scuso con chi ha comprato i biglietti per Parigi, Konstanz e Milano” .

Sono già passati 13 anni. In questi anni le carriere dei due fratelli come cantanti solisti sono nate, sbocciate e si sono evolute o involute, ognuna a modo suo e nonostante questo la loro musica suona più vicina che mai a quel sound degli esordi che ci aveva fatti innamorare. E noi, anche dopo 13 anni, facciamo ancora parte di quei sognatori ingenui e appassionati che aspettano costantemente la tanto attesa reunion. 

TELL THEM NOT TO FEAR NO MORE, SAY IT LOUD AND SING IT PROUD TODAY, AND THEN DANCE IF YOU WANNA DANCE, PLEASE BROTHER TAKE A CHANCE…

(Dì loro di non avere più paura, dillo ad alta voce e cantalo fiero, oggi. E poi danza se vuoi danzare, per favore fratello corri un rischio.)

Se non l’avete ancora ascoltato, non potete perdervi il nostro podcast Il Muro Magico di Manchester, quello che avete appena letto ne è solo un assaggio. 

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Alberto Pani

Blogger

Cresciuto ai piedi delle ridenti colline del Monferrato, tra muri di nebbia sei mesi l’ anno, zanzare incazzate nei sei mesi successivi e bocce di vino rosso sempre e comunque per stemperare il disagio così accumulato.

Chitarrista fuori forma.

Fermamente convinto che 8 volte su 10 le cose si risolvano da sole.

Punto debole: la meteoropatia