Le più belle canzoni ispirate a storie vere

Come nasce una canzone? A volte è davvero impossibile dirlo, nasce e basta: da un dettaglio, da…

Come nasce una canzone? A volte è davvero impossibile dirlo, nasce e basta: da un dettaglio, da un’idea, da un’ispirazione che finalmente trova la sua strada. Altre volte sono proprio le esperienze vissute direttamente sulla propria pelle a dare l’illuminazione per la composizione.

Ed è quando i brani parlano di storie di vita vissuta che forse risultano ancora più emozionanti e coinvolgenti. E non possono passare inosservate o inascoltate, che dir si voglia.

Qui di seguito una significativa selezione di 11 brani che spaziano dagli anni ’60 fino ai giorni nostri, tutti con la comune caratteristica di essere ispirati da storie realmente accadute: turbolente o sofferte storie d’amore, storie di tragici eventi che portano ad una conseguente denuncia alla società, storie di ingiustizie e, più banalmente, storie di abuso di sostanze stupefacenti.

Siete curiosi di scoprire chi c’è al primo posto? Arriviamo fino in cima…

11. Smoke On The Water – Deep Purple (Machine Head, 1972)

Era il 1971 quando i Deep Purple si trovavano ad alloggiare in un hotel a Montreux, nella zona del Casinò. Proprio all’interno del Casinò era in corso un concerto di un certo Frank Zappa ed i suoi Mothers of Invention, quando all’improvviso un fan di Zappa sparò un razzo che incendiò il soffitto. In pochissimo tempo il Casinò andò completamente a fuoco. Fu il direttore, Claude Nobs, che riuscì a portare in salvo molte persone evitando il peggio. Il fumo che si spandeva sopra il lago Lemano, dal Casinò in fiamme, regalò uno spettacolo unico che ispirò proprio la band britannica nella creazione del loro capolavoro: l’idea arrivò dal bassista Roger Glover quando si risvegliò dopo un sogno fatto qualche giorno dopo l’accaduto.

È una canzone che non ha bisogno di presentazioni, una evergreen il cui riff di chitarra l’ha resa immortale.

10. American Pie – Don McLean (American Pie, 1971)

Si tratta di un brano simbolo della tradizione musicale americana. McLean fa un chiaro riferimento al momento in cui “il Rock è morto” (‘the day the music died‘), ovvero alla notte in cui Richie Valens, Buddy Holly e J.P. Richardson morirono tragicamente a causa di un incidente aereo. Se è vero che all’interno del (confuso ed incerto) testo ci siano parole che fanno riferimento ad una critica alla società statunitense dell’epoca e ad una certa perdita di valori, è anche vero che sono stati individuati anche riferimenti, tra gli altri, ai Beatles, Dylan e Charles Manson.

Il filo conduttore, comunque, sembra essere quello di una (non troppo) velata tristezza dovuta ad una perdita di innocenza e di spensieratezza generale a causa della tragedia. In particolare, la morte di Buddy Holly, che era all’apice del successo e la cui musica ispirerà ed influenzerà negli anni tantissimi altri artisti (Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Elton John, ecc…), rappresentò un enorme trauma per una generazione intera. Nel 2000 la canzone venne riportata nuovamente al successo grazie ad una fortunata cover di Madonna.

Degna di nota è la risposta che McLean diede molti anni dopo a chi continuava a chiedergli il significato del testo del brano: “Significa che non devo più lavorare per vivere”.

9. Polly – Nirvana (Nevermind, 1991)

Questo brano della nota band grunge è una delle prime canzoni mai scritte da Kurt Cobain, nonostante trovò spazio soltanto nel secondo album dei Nirvana. È ritenuto da sempre anche uno dei pezzi più rappresentativi della band. Il testo della canzone, che in origine doveva intitolarsi prima Hitchhiker poi Cracker, parla di una ragazza quattordicenne rapita e stuprata da un pedofilo. Purtroppo è la vera storia di Gerald Arthur Friend, un maniaco che già a 22 anni, nel 1960, rapì una giovane dodicenne che chiedeva l’autostop, picchiandola e violentandola; la bambina riuscì a scappare nuotando su un fiume e lui fu incarcerato. La condanna fu di 75 anni di reclusione, ma, anche se fuggì due volte, nel 1980 gli fu concessa la libertà condizionale. Fu così che un’altra giovane sì imbatté nel maniaco dopo aver assistito ad un concerto punk-rock nel 1987.

La storia raccontata dai Nirvana comincia qua, prendendo l’originale punto di vista del violentatore e usando parole e concetti davvero forti e pesanti: una scelta a dir poco coraggiosa. Una prospettiva nuova e particolare che analizza a fondo il male, e alla quale Cobain ha voluto prestare la sua voce. La giovane vittima riuscì a scappare dalla roulotte nella quale era rinchiusa approfittando di una sosta al benzinaio. Nella canzone, invece, Cobain volle aggiungere il falso particolare secondo cui la ragazza riesce a liberarsi fingendo piacere nei confronti dell’uomo.

L’uomo fu arrestato nuovamente e la ragazza fece causa allo stato per la prematura liberazione dell’aggressore.

8. Dude (looks like a lady) – Aerosmith (Permanent Vacation, 1987)

 

Vince Neil

Pare che Steven Tyler e Joe Perry, durante una delle loro serate alcoliche da rock star, entrarono in un locale e videro una bellissima donna di spalle, tanto bella che Tyler si innamorò di lei. Quando questa si voltò il cantante si rese conto che la bellissima donna in questione nient’altro era che il cantante dei Motley Crue, Vince Neil. La canzone, originariamente pensata con il titolo Cruisin’ For A Lady, parla in effetti di un maschio con l’aspetto effeminato che viene scambiato per una donna.

C’è da dire che negli anni ’80, effettivamente, la folta chioma di capelli lisci biondo platino di Neil, così vista da dietro, poteva trarre in inganno.

7. Fix You – Coldplay (X&Y, 2005)

Tre settimane dopo la morte del padre, al quale era molto affezionata e col quale è stata accanto fino all’ultimo giorno, Gwyneth Paltrow decide di andare a Londra, nel 2002, ad un concerto dei Coldplay. Chris Martin le dedica pubblicamente “In My Place”. A fine concerto Chris le fa recapitare un messaggio in cui ammette di volerla conoscere: i tabloid inglesi e statunitensi da tempo tifavano già affinché tra i due nascesse una love story. Finalmente si conoscono e scoprono di avere intesa e attrazione; così Gwyneth si apre raccontandogli il momento difficile che sta vivendo dopo la perdita del padre. Un anno dopo si sposeranno.

Nel 2004 i Coldplay compongono il loro terzo album e Chris riprende una vecchia canzone che aveva cominciato a scrivere dopo il famoso primo incontro con la Paltrow: è un testo ricco di comprensione atto a rincuorare e ad infondere coraggio, ispirato dal lutto della sua compagna. Per la melodia Martin dichiarerà di essere stato ispirato dal sound sereno e tranquillo di Many Rivers to Cross di Jimmy Cliff e anche da Megalomania dei Muse. Ma mancava ancora qualcosa per convincerlo a chiudere la canzone. Quando, tra le vecchie cose lasciate del suocero, trova una tastiera mai usata: è il suono perfetto che stava cercando per completare il brano. Riaccendere quella tastiera sarà per Gwyneth un po’ come rimettersi in contatto col padre: ‘lights will guide you home and ignite your bones and I will try to fix you…

È una bellissima canzone dedicata a chi si sente impotente, quando, a volte, amare e dare il meglio di sé non basta.

6. Dear Prudence – Beatles (White Album, 1968)

La protagonista di questo brano è Prudence Farrow, sorella di Mia Farrow. Le due sorelle partirono nel 1967 per l’India insieme ai Beatles per frequentare un corso di meditazione presso l’ashram del maestro Maharishi Mahesh Yogi. La meditazione per Prudence Farrow fu il risultato di un’esperienza altamente pericolosa e disturbante, dovuta anche all’eccessivo utilizzo di LSD e allucinogeni: rimase chiusa nel bungalow per tre settimane smettendo di mangiare. John Lennon e George Harrison furono incaricati dal maestro Maharishi di assicurarsi che la Farrow si convincesse ad uscire dal proprio isolamento e socializzasse con gli altri partecipanti del corso.

Alla fine Lennon ci riuscì e, in seguito, le dedicò questa canzone in cui le chiede di aprire gli occhi e di vedere i cieli soleggiati, ricordandole che lei è parte di tutto questo. Il tutto su un leggero rock dolcemente psichedelico.

5. Hurricane – Bob Dylan (Desire, 1976)

 

Rubin Carter

Questa canzone venne scritta da Dylan in seguito all’arresto, ingiusto ed immotivato, del pugile Rubin “Hurricane” Carter, per un triplice omicidio che avvenne dopo una sparatoria nel New Jersey nel 1966. La prima versione fu registrata nel 1975, ma gli avvocati della Columbia Records suggerirono al cantautore statunitense di registrare una nuova versione modificandone il testo per evitare di citare i diretti interessati per nome e cognome.

Bob Dylan venne a conoscenza della storia di Carter leggendo la sua autobiografia, The Sixteenth Round (1974), che il pugile stesso gli aveva inviato. È la traccia di maggior rilievo di “Desire”, diciassettesimo album del cantautore. Il successo fu tale che poco dopo Hurricane uscì anche sul 45 giri, divisa in due facciate in quanto il brano dura 8 minuti e 33 secondi: il tempo necessario per parlare di una brutta storia di razzismo attraverso una ballata che renderà il suo protagonista una leggenda.

Durante il tour del 1975 con la Rolling Thunder Revue, Dylan tenne un concerto per beneficenza al Madison Square Garden insieme a Joan Baez, Joni Mitchell e Allen Ginsberg. Fece un’apparizione anche Muhammed Alì, il quale dedicò una sua vittoria a Carter per sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso. Hurricane venne scarcerato solo nel 1985 e le accuse caddero nel 1988: il giudice ammise che queste si fondavano su motivazioni razziali.

‘Here comes the story of the Hurricane, the man the authorities came to blame for somethin’ that he never done. Put in a prison cell, but one time he could-a been the champion of the world…’

4. All Of My Love – Led Zeppelin (In Through The Out Door, 1979)

Durante un tour americano del 1977, mentre la band si trovava a New Orleans, Robert Plant venne contattato telefonicamente dalla moglie, era seriamente preoccupata per un malore che aveva colto il loro figlio Karac. Due ore dopo il frontman venne informato dell’improvvisa morte del piccolo. Il tour fu subito interrotto e cancellato. I Led Zeppelin passavano, ormai da tempo, un momento delicato: Jimmy Page era assuefatto dall’eroina, John Bonham era pesantemente dipendente dall’alcool e Plant aveva appena perso il figlio. Toccò al bassista John Paul Jones fare quindi da collante ed assumersi il ruolo di leader fino alla nascita dell’album “In Through The Out Door”, opera nella quale non a caso si vede emergere Jones più che in qualunque altro album della band britannica.

Prima di registrare questo album, Plant considerò seriamente la possibilità di lasciare la musica, probabilmente sentendosi in colpa per essere stato lontano dalla sua famiglia in un momento così difficile, ma probabilmente anche per il doloroso ricordo del figlio scomparso. Decise poi di tornare a suonare con la band per commemorarlo e per provare a superare questa crisi, convinto che la musica potesse rappresentare la migliore cura.

All Of My Love è una struggente e delicata ballata rock dedicata proprio al piccolo Karac morto a soli 5 anni: venne registrata in un’unica sessione perché per il cantante risultava impossibile ripetere quelle parole ancora per altre volte. Una canzone d’amore dalle note commoventi e toccanti. Si tratta anche dell’unica canzone (insieme a South Bound Suarez) che non porta la firma di Page in tutta la discografia dei Led Zeppelin.

3. Jeremy – Pearl Jam (TEN, 1991)

Jeremy è la sesta traccia del primo storico album della band di Seattle, Ten. È una delle canzoni più famose dei Pearl Jam, Eddie Vedder la scrisse dedicandola a Jeremy Wade Delle e ispirandosi alla sua tragica storia.

Jeremy era un ragazzo sedicenne del Texas che, stanco dei continui soprusi e degli atti di bullismo che riceveva da parte dei suoi compagni di scuola, decise di compiere un drammatico gesto estremo: un giorno disse alla sua insegnante: “Adesso farò quello per cui sono venuto qui”, e si uccise sparandosi in bocca davanti alla porta della sua classe. Vedder lesse la notizia sul giornale, relegata in disparte dentro ad un piccolo trafiletto lungo poche righe, e rimase allibito di come potesse avere così poco spazio ed importanza una notizia tanto tragica.

Jeremy, per Vedder, rappresenta l’urlo disperato contro un’America che dà la folle possibilità ai propri figli di procurarsi armi per uccidere e per uccidersi. Nel testo del brano sono espresse anche le emozioni del narratore-cantante ed il tutto è enfatizzato da una musica graffiante, rabbiosa e sofferente: in particolare è lo spazio dato al basso a 12 corde di Jeff Ament a dare peso all’intera canzone.

Così disse Vedder: “Io penso a Jeremy quando la canto”.

2. CHELSEA HOTEL #2 – LEONARD COHEN (New Skin For The Old Ceremony, 1974)

 

 

Questa è la vera storia di un incontro intenso, passionale e fugace dentro il mitico Chelsea Hotel in Manhattan, per anni ed anni un luogo di ritrovo e di ispirazione per artisti di ogni genere.

 

 

È il 1968 e l’incontro è in ascensore: Janis Joplin sta cercando Kris Kristofferson. Leonard Cohen, invece, sta cercando Brigitte Bardot. Leonard finge di essere un cantante country e Janis sta al gioco: di lì a poco tra i due si consumerà una dolce e appassionata notte d’amore in una camera dell’hotel. Cohen scrisse questo suo iconico e rappresentativo brano nel 1971, pochi mesi dopo la morte per overdose dell’amata (ahimè, soltanto dai fan) ed infelice Janis.

 

 

Il testo della canzone traspare tutta la dolcezza, la sofferenza ed il bisogno di accettazione che Janis aveva: ‘I remember you well in the Chelsea Hotel, you were famous, your heart was a legend. You told me again you preferred handsome men, but for me you would make an exception and clenching your fist for the ones like us who are oppressed by the figures of beauty you fixed yourself, you said, “well, never mind, we are ugly but we have the music”‘.

 

 

1. WONDERFUL TONIGHT – ERIC CLAPTON (Slowhand, 1977)

 

 

Pattie Boyd, modella britannica, era la moglie di George Harrison. Harrison era il migliore amico di Eric Clapton. Clapton era innamorato pazzo di Pattie. Un bel casino. Quando Harrison era ancora sposato con la modella, Clapton scrisse “Layla”, ispirandosi al romanzo di Nezami “Majnun e Leyla”, che parlava di un uomo diventato pazzo perché la sua amata era stata costretta dal padre a sposare un altro: il chitarrista ricollegò questa storia a ciò che provava per la Boyd e inserì il brano all’interno dell’album “Layla and Other Assorted Love Songs”, inciso nel 1970 ai tempi dei Derek and the Dominos.

 

 

Essendo stato rifiutato, Clapton cadde nel vortice delle droghe e si allontanò dalla musica per ben tre anni. In seguito, nel 1977, Harrison e Pattie Boyd divorziarono e, nel 1979, la tanto agognata bionda si risposò finalmente con Clapton. Fu durante il loro matrimonio che Eric le dedicò un’altra canzone, la meravigliosa ballata Wonderful Tonight. Lui stava aspettando che lei finisse di prepararsi prima di andare all’annuale festa a tema “Buddy Holly” organizzata dai coniugi McCartney: Pattie era molto indecisa su cosa mettersi e non aveva ancora scelto l’abito da indossare. Così lui, stanco di aspettare, le disse: “Senti, sei meravigliosa, lo sai vero? Non cambiarti più, per favore, altrimenti faremo tardi”. Poi prese la chitarra e, pochi minuti dopo, la canzone fu praticamente pronta.

 

 

Questo brano, nato così, d’istinto, è uno tra i più amati nella discografia di Clapton ed uno dei suoi maggiori successi, oltretutto spesso riproposto da tanti altri colleghi.

 

 

Se volete riascoltare le nostre 10 canzoni preferite ispirate a storie vere, come sempre, ecco la playlist

 

 

 

Simone Berrettini

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Alberto Pani

Blogger

Cresciuto ai piedi delle ridenti colline del Monferrato, tra muri di nebbia sei mesi l’ anno, zanzare incazzate nei sei mesi successivi e bocce di vino rosso sempre e comunque per stemperare il disagio così accumulato.

Chitarrista fuori forma.

Fermamente convinto che 8 volte su 10 le cose si risolvano da sole.

Punto debole: la meteoropatia