Punk vs Metal
Una riflessione sulla discussa diatriba tra i due generi figli del rock, alla ricerca delle botte: chi se le dava, dove, perché.
Internet è un posto meraviglioso dove si possono trovare risposte pressoché a qualsiasi domanda. E diciamo “risposte”, al plurale, perché può capitare che una dica il contrario dell’altra e che un frequentatore di forum senza nome sia messo da Google accanto al giornalista più autorevole.
Questo accade, ad esempio, se si cerca “punk vs rock”. Se chiediamo agli algoritmi di Google se esiste davvero una diatriba in questi termini, otteniamo due tipologie di risultati: le opinioni degli utenti da un lato, in cui qualcuno ancora dichiara con forza “I am a huge metal fan and I HATE PUNK”, e articoli di approfondimento dall’altro, più o meno argomentati, dove ci si chiede in sostanza “ma perché ci poniamo da anni questo stesso quesito?”
Per cui, quando parliamo del discusso contrasto tra musica punk e musica metal, è doveroso innanzitutto chiedersi:
- è più utile parlare di musica o di chi ascolta la musica?
- è il caso di considerare il panorama italiano oppure di allargare lo sguardo anche fuori confine?
In questo articolo cercheremo di rispondere a entrambe le domande, ma andremo anche alla ricerca delle botte vere: se e dove ci sono state, perché, chi se le dava.
Partiamo dal generale per arrivare al particolare; andiamo alle origini dei due generi e constatiamo che, di base, nell’ambito della musica rock è spesso difficile operare delle distinzioni nette. Per citare Riccardo Bertoncelli: Non “una storia” ma un reticolo di storie […] cercando di raccontare molto piuttosto che sezionare con il laser della sociologia e della musicologia.
Sia il punk che il metal nascono come reazione di una generazione ormai delusa da modelli sociali al collasso. Le modalità di espressione sono diverse, ma alla base c’è la stessa rabbia, la stessa volontà di ribellione. Nel 1976 a New York i Ramones se la prendono con una società che reprime le differenze ed educa tutti con la violenza:
Beat on the brat / with a baseball bat / What can you do? / What can you do?
Colpisci il marmocchio / Con una mazza da baseball / Cosa puoi fare? / Cosa puoi fare? .
Ma la rabbia non è nuova a chi sta trasformando l’hard rock in heavy metal. I Black Sabbath hanno già pubblicato Paranoid da 6 anni e l’anarchia ha preso forma anche nella dimensione interiore dell’essere umano, sotto forma di pazzia. La differenza più grande sta piuttosto nell’attenzione che fin da subito i musicisti heavy metal (e quindi i loro fan) pongono nel livello tecnico delle loro esecuzioni; dall’altro lato invece l’intenzione dei musicisti punk è proprio quella di produrre un suono più semplice ma forte, fortissimo, perché la ribellione colpisca subito e con violenza. È vero che alcuni musicisti punk delle origini non sapevano suonare e che la grande truffa del rock’n’roll ha contribuito, nella stampa e nell’opinione pubblica, ad alimentare questo giudizio, che però è presto diventato un pregiudizio di fronte, ad esempio, all’eclettismo e al talento di band come i The Clash o gli Spizzenergy. È stato davvero fantastico trovare Topper Headon. C’è una regola fondante del rock che dice che sei bravo quanto lo è il tuo batterista. […] Niente lo scalfiva. Sapeva suonare il funk, il soul, il reggae. È lui il motivo per cui i Clash sono diventati un gruppo musicale interessante.
Joe Strummer
Mentre il punk, inoltre, erede del garage o proto-punk, trova spazio in contesti sociali e sotto-culture dove la protesta è elemento strutturale, come i centri sociali, i club giovanili e il graffitismo, il metal si è spesso legato alla letteratura, al fantasy, a una maniera di godere della musica più intellettuale. Bruce Dickinson, frontman degli Iron Maiden, ha un posto speciale nel cuore dei metallari con più letture che vita sociale, con la sua laurea in Storia e i suoi due dottorati onorari in Musica e Filosofia.
Tim Kerr – Don’t let your heroes get your kicks for you © Janette Beckman
Janette Beckman è una fotografa reporter inglese.
“Everything was accepted. You could be like Boy George, dressed to the nines in Vivienne Westwood, you could be a skinhead wearing Crombie and Doc Martens, or you could be a heavy-set punk with three teeth missing and be in the best band in the world. The scene was so inclusive and you didn’t have to have money to do it.”
Melody Maker Magazine
Quello che testimonia Janette Beckman a New York negli anni 80, nel suo reportage sull’ambiente underground, è un contesto comune di emarginati, accomunati dal non avere soldi e dalla voglia di esprimersi. Di botte, nessuna traccia.
Andiamo quindi a esaminare la situazione locale. Chi ha cominciato ad ascoltare punk e rock in Italia tra gli anni 70 e i 90 lo ha fatto partendo da due presupposti: si trattava di musica più che altro straniera e anglofona e il genere che ognuno di noi prediligeva era totalizzante, identitario. Era una questione di appartenenza a dei “gruppi sociali”, che si ispiravano ad altri gruppi sociali nati in Paesi e culture piuttosto lontane. Pur partendo dalle stesse premesse, i due generi si sono evoluti in direzioni differenti nel nostro Paese. Mentre le prime band punk hanno per lo più nomi italiani e cantano in italiano (Blue Vomit, Nerorgasmo, Decibel), le più importanti band metal si chiamano Vanadium (di Pino Scotto e i suoi), Bulldozer o Skanner e cantano in inglese – al netto dei Verde Lauro che ci propongono financo le canzoni di Petrarca in lingua volgare.
Naturalmente le tematiche divergono e rispecchiano i canoni dei due generi di origine. I Decibel di Enrico Ruggeri, in Mano Armata, guardano la bella merce esposta nei negozi dalla strada e invitano a prendere tutto e spiccare il volo con un bel Revolver. Gli Skanners, invece, con riff presi dai Judas Priest e una voce che potremmo distrattamente scambiare per quella di Paul di Anno, tentano la fuga disperata dai loro incubi in TV Shock.
Un’altra grande differenza a livello locale è che il metal ha vissuto una diffusione molto più capillare, mentre la scena punk in Italia si è sviluppata principalmente in grandi città come Bologna, Milano, Roma. Se l’impero del rock aveva i suoi centri negli Stati Uniti e nell’Inghilterra, l’Italia era la periferia dell’impero e la provincia italiana la periferia della periferia. Non i suburbs inglesi, ma i paesi di montagna o le città della pianura padana, nelle cui strade era più semplice girare con i capelli lunghi e un look trasandato piuttosto che con un crestone colorato.
Ed è qui nel nostro bel Paese che incontriamo finalmente le botte, ma non tra punk e metallari come ci aspettavamo. Maurizio Gamba, cantante dei romani Ulster Punk Group, ci riporta: “ho sofferto parecchio nel 1982 all’epoca della frattura tra punk-anarchici e skinhead-nazisti, quando molti ragazzi che credevo fedeli alla filosofia punk si sono rasati i capelli e si picchiavano con quelli assieme ai quali avevano bevuto fino a due giorni prima”.
È quindi nel momento in cui l’inclusione viene a noia ad alcuni (inclusione che pur aveva caratterizzato da subito la musica punk con le influenze
reggae dello ska e l’evoluzione elettronica della new-wave), che le tensioni sociali esplodono all’interno del movimento. I tempi cambiano e anche il metal si divide: da un lato i Rage Against The Machine, con un cantato persino rap, difendono le minoranze e mandano chiaramente a quel paese le autorità (in diretta sulla BBC), dall’altro nel National Society of Black Metal si dichiarano apertamente nazisti.
Di colpo, purtroppo, non ci si sente più tutti sotto gli stessi manganelli della polizia, come nel Carnevale di Notting Hill del ’76, figli bianchi delle fabbriche e figli neri delle colonie.
Valeria Iubatti
Fonti
- Riccardo Bertoncelli, Gianni Sibilla, Storia Leggendaria dela musica rock, Giunti 2a edizione 2021.
- https://www.sentireascoltare.com/artisti/the-clash/
- https://www.blind-magazine.com/stories/exploring-the-connection-between-punk-music-photography-and-graffiti/
- https://www.rollingstone.it/musica/storie-musica/roma-brucia-la-vera-storia-del-punk-nella-capitale/459133/