Behind the cover – Le origini nascoste delle hit
Nel magico mondo della musica accade spesso che canzoni più o meno note vengano ripensate, reinventate e…
Nel magico mondo della musica accade spesso che canzoni più o meno note vengano ripensate, reinventate e re-interpretate. Se alcune cover diventano iconiche quanto le originali, altre ne superano invece la fama traendo spesso in inganno l’ascoltatore distratto che ne ignora la provenienza. Rispolverando gli annali della storia della musica, è facile rendersi conto che molte delle canzoni che siamo abituati a cantare in auto e sotto la doccia a squarciagola, sono, in realtà, nient’altro che cover, brani rimodellati e rivitalizzati dagli artisti donando nuova linfa a melodie e testi senza tempo. In questo articolo vi raccontiamo le storie dietro alcune di queste canzoni popolari, gettando luce sulle loro origini nascoste e sugli artisti che hanno dato loro nuova vita.
9. ALL ALONG THE WATCHTOWER – BOB DYLAN
La cover elettrizzante di Jimi Hendrix di All Along the Watchtower è una testimonianza della sua virtuosità chitarristica senza pari e della sua visione musicale innovativa. Eppure qualcuno si stupirà nel sentire che la canzone è stata prima scritta da Bob Dylan e inclusa nel suo album del 1967 John Wesley Harding. L’interpretazione di Hendrix ha infuso alla canzone un senso di urgenza e mistero, elevandola allo status leggendario.
10. VALERIE – AMY WINEHOUSE
Ultima ma solo per età, non ci dimentichiamo di Valerie, originariamente dei The Zutons, ha guadagnato la fama con la cover soul di Amy Winehouse. La sua reinterpretazione, pubblicata nel 2007, ha infuso alla canzone il suo distintivo stile vocale e un tocco retrò, portandola al successo nelle classifiche di tutto il mondo. La produzione di Mark Ronson ha aggiunto un suono fresco, mescolando elementi di soul, R&B e pop. La melodia contagiosa e l’espressività di Amy hanno stregato il pubblico, rendendo Valerie un brano di spicco nel suo repertorio.
Il mondo della musica è pieno di gemme nascoste che attendono di essere scoperte e le cover offrono una lente unica attraverso cui esplorare il processo creativo e l’evoluzione artistica. E non possiamo non citare I’m a believer degli Smash Mouth (originariamente di Neil Diamond), The First Cut is the Deepest di Cat Stevens (cover del brano di P.P.Arnold) o Proud Mary di Ike&Tina Turner (l’originale scritta dai Creedence Clearwater Revival). Da Respect di Aretha a Hurt di Cash fino a Valerie, queste cover non solo omaggiano i loro predecessori, ma li ridefiniscono, lasciando un’impronta indelebile nella storia della musica per le generazioni a venire. E riportando alla luce questi gioielli nascosti, acquisiamo una maggiore comprensione del potere trasformativo della musica e dell’eredità duratura degli artisti che osano reinventare il familiare.
Linda Flacco