Norwegian Wood: Dai Beatles a Murakami
I casi in cui letteratura e musica si intersecano non sono pochi e sono spesso terreni fertili…
I casi in cui letteratura e musica si intersecano non sono pochi e sono spesso terreni fertili per riflessioni che mirano alle profondità.
Norwegian Wood è il titolo di una canzone dei Beatles, tratta dall’album Rubber Soul del 1965, ma anche del romanzo più intimo di Haruki Murakami. Pubblicato nel 1987, Norwegian Wood racconta la storia di un adolescente alle prese con i problemi tipici della sua età all’interno della società giapponese degli anni ‘60.
La trama è semplice: Toru è un diciottenne appena entrato all’università, innamorato della sua amica d’infanzia Naoko, affetta da disturbi psichici e costretta, a un certo punto, a ritirarsi in un sanatorio lontano dalla città. È qui che incontra Reiko, sua compagna di stanza, che veglia su di lei e la aiuta. Nel romanzo si alternano anche altre figure, che mettono Toru davanti a quello da cui cerca di scappare: prendere una decisione.
Ma cosa hanno a che fare i Beatles con Norwegian Wood di Murakami?
Sappiamo che Murakami è un fan dei Beatles e ritrovare il titolo di una loro canzone in uno dei suoi romanzi più riusciti può sembrare una coincidenza, o un omaggio dovuto a una semplice passione dell’autore per i quattro musicisti di Liverpool. Ma può anche non essere una scelta casuale, soprattutto considerando che all’interno del romanzo ci sono altre canzoni ad accompagnare le vicende del protagonista e degli altri personaggi.
Una delle scene più significative è il momento in cui Toru, Naoko e Reiko si trovano nella stessa stanza del sanatorio, di sera, prima che Toru torni in città. Toru e Naoko sono attorno a Reiko, che canta accompagnandosi con la chitarra un repertorio ricchissimo, dedicato per la maggior parte ai Beatles. Ripesca canzoni dalla sua memoria mentre altre le vengono richieste, fra cui proprio Norwegian Wood. È il brano preferito di Naoko ma, come per uno strano scherzo del destino, le mette una forte tristezza. Come spiega Reiko, quella di Naoko è una situazione di estrema fragilità. È come se fosse costantemente in bilico fra lo stare male e lo stare tranquilla, in un equilibrio troppo precario in cui la minima scossa emotiva può generare un putiferio.
In questa triste condizione, emerge chiaro un senso di insoddisfazione costante: Naoko non può osare essere felice, pena la caduta a picco nella tristezza. La sua condanna è vivere nella nostalgia, nel continuo anelare qualcosa di irraggiungibile perché fonte di dolore.
Sia Toru che Naoko sono intrappolati in un sentimento che li blocca e affligge. Toru, infatti, non riesce mai ad avvicinarsi del tutto a Naoko. Non a caso, è lo stesso sentimento che suscita Norwegian Wood (This Bird Has Flown), con i suoi toni malinconici.
Nel titolo originale, Murakami parla di “foresta”, sebbene nella canzone dei Beatles “wood” significhi “legno”. La foresta norvegese è un simbolo che evoca mille suggestioni: è un luogo freddo, dove l’oscurità non si estingue mai del tutto e cela sempre qualcosa di nascosto. Ma è anche un luogo intrigante, un posto sempre da scoprire, che accoglie e avvolge, senza però lasciar mai entrare nelle sue impervie profondità.
La foresta norvegese è un po’ l’emblema di Naoko, che rimane sempre distante, per quanto il nostro Toru tenti di esserle vicino. Lei non lo lascia entrare mai nella sua sfera emotiva più profonda. Quella zona oscura dell’inconscio – come i meandri del bosco – non può essere conosciuta e suscita un senso di mistero, che intriga e spaventa, ammalia ed è frustrante, perché rende più vivida e tangibile la distanza che li separa.
La stessa distanza si ritrova nel testo della canzone. Norwegian Wood dei Beatles racconta una scena di vita quotidiana, che forse proprio per questo tocca chiunque. Parla di un innamorato, probabilmente non ricambiato (I once had a girl / Or should I say she once had me), che trascorre insieme alla sua amata una serata all’apparenza idilliaca. È al risveglio che non la trova più (And when I awoke I was alone / This bird had flown).
Lei è paragonata a un uccello volato via: è inafferrabile e, come un uccello, non vive bene chiusa in una gabbia. Non è raro che le relazioni vengano viste o descritte come luoghi chiusi, da cui si fa fatica a uscire. Dopotutto, gli affetti sono chiamati legami e lo stesso incipit della canzone lascia intendere un rapporto di potere, in cui chi è innamorato è assoggettato a chi è amato.
Murakami riproduce quasi perfettamente la scena descritta da Lennon: Toru e Naoko parlano fino a tardi, lei suggerisce di andare a dormire e i due si separano per la notte. Al risveglio, lei non c’è più, e Toru è lasciato solo con la consapevolezza dello spazio che li divide.
Come il protagonista di Lennon accende un fuoco come magra consolazione – nella speranza forse che il calore delle fiamme possa riscaldare il freddo dell’assenza – Toru va avanti con la sua vita, ma non per sua scelta. In entrambi i casi, quello che rimane è il desiderio insoddisfatto, il sogno irrealizzato, il sentimento non corrisposto.
Infine, in Norwegian Wood (The Bird Has Flown) si contrappongono le due strofe in cui appare il titolo della canzone, la prima e l’ultima:
Strofa 1:
I once had a girl
Or should I say she once had me
She showed me her room
Isn’t it good Norwegian wood?
Ultima strofa:
And when I awoke I was alone
This bird had flown
So I lit a fire
isn’t it good Norwegian wood?
Ricordiamo che “wood” sta per legno e notiamo il contesto differente: all’inizio, è lei che apre la porta, una metafora dell’aprire il proprio cuore; alla fine è lui ad accendere un fuoco, quasi a voler bruciare quel legno che gli aveva fatto credere di “averla”.
È difficile separare Norwegian Wood di Haruki Murakami da Norwegian Wood dei Beatles, non solo perché l’autore giapponese vi fa un chiaro riferimento nel titolo e nel testo, ma anche perché l’intera storia narrata sembra seguire per filo e per segno le strofe del brano. Tanto nella canzone quanto nel romanzo, il filo conduttore è il sentimento di nostalgia, una nostalgia visibile sia nei rapporti intimi che nella relazione con la società.
Non potendo raggiungere ciò che desidera, Toru è costretto a una vita a metà, insoddisfacente e frustrante. All’università guarda con scetticismo chi prende parte alle manifestazioni politiche di stampo marxista con dedizione e rigore, facendosi portavoce di un disinteresse diffuso fra i giovani giapponesi degli anni ‘60. La nostalgia qui non si manifesta come sete dell’inarrivabile, ma piuttosto come assenza di desiderio. È un fuoco spento, quello della generazione di Toru, congelata tanto sul piano sociale quanto su quello relazionale.
In tutto questo, i Beatles hanno dato espressione a un sentire generale e condiviso, nella Liverpool degli anni ‘60 e nella Tokyo di Murakami, vent’anni più tardi. Chissà che questa nostalgia non ci accompagni tutti ancora oggi, che continuiamo a leggere di Toru e ad ascoltare i Beatles con lo stesso coinvolgimento di sempre.
Fonti:
Zuromski, Jacquelyn, “Getting To The Pulp Of Haruki Murakami’s Norwegian Wood: Translatability and the Role of Popular Culture” (2004). Electronic Theses and Dissertations, 2004-2019. 270. https://stars.library.ucf.edu/etd/270