FAST ANIMALS AND SLOW KIDS – HOTEL ESISTENZA

“Siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia”  È così che i FASK, al…

“Siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia” 

È così che i FASK, al secolo Aimone Romizi, Alessandro Guercini, Jacopo Gigliotti, Alessio Mingoli, aprono i loro live, ed è come una dichiarazione di semplicità e verità, perché la provincia non mente mai.

Penso che la cartina tornasole per una rock band di successo siano sempre e soprattutto i live, è lì che si vede la vera natura di chi la compone, l’attitudine, il cuore, la generosità e la verità.

Quella che, in questi tempi bui, si cela dietro uno schermo, con ascolti sempre più rapidi e smaterializzati, e che invece trova nel palco e nel sudore l’appiglio al reale di cui tutti abbiamo bisogno.

I concerti rimangono forse uno degli ultimi baluardi di condivisione e amore collettivo che ci restano, e i FASK, santissimo Dio, dal vivo si danno in un modo così generoso e spaccaculo che ce ne vorrebbero di band così. Infatti, proprio tramite un live, mi hanno conquistata qualche anno fa.

Venerdì 25 ottobre è uscito il loro settimo album “Hotel Esistenza”, a dieci anni dal loro “Alaska” (Woodworm 2014) l’album che li ha consacrati al pubblico, dopo “Hybris” (2013) e “Cavalli” (2011) prodotto tra l’altro, da Andrea Appino, leader degli The Zen Circus, altro baluardo del rock’n’roll nato dalla verità della provincia. 

Se questi lavori sapevano ancora di sale prove hardcore-punk con suoni e voce tiratissimi che sembrano solo voler scappare dalla quotidianità, quello di oggi la realtà sembra abbracciarla e sembra farlo a cuore davvero aperto.

C’è una simbologia sacra dietro al 7 a livello religioso e di antichi calcoli numerici, emblema di completezza e perfezione, associato ai giorni della creazione, ai doni dello spirito e della beatitudine, e pare sia per questo che venga collegato all’idea di perseveranza e generalmente di fortuna e completezza, quella che in questo nuovo album sembra sia stata raggiunta dai quattro perugini.

In “Hybris” cantavano di voler “Combattere per l’incertezza”, quella che oggi, con “Hotel Esistenza”,  pare sia un lontano ricordo, già dalla copertina dove i nostri “fregis” si mostrano in giacca e cravatta, tiratissimi, eleganti, in una versione così adulta di loro stessi, che, se si fossero visti 10 anni fa, penso non ci avrebbero creduto nemmeno loro e si sarebbero presi per il culo parecchio.

A precedere questo salto verso la maturità, nel 2023 c’è stato anche un passaggio, non di poco conto, nei teatri, accompagnati da un’orchestra, con un tour dal titolo: “Una notte con: FAST ANIMALS AND SLOW KIDS – Concerto in 4 atti per piccola orchestra da camera”, una scelta che forse non ha convinto molto i fan, ma che pareva essere il gradino a uno step di riarrangiamento dei pezzi superiore.

Poi, per ritornare alle loro radici più hardcore, lo scorso inverno, hanno ripreso un furgone e girato l’Europa nei piccoli club, dimensione a cui sono molto legati e che li aveva consacrati come band, super uniti sia sul palco che nella vita.

Insomma, la gestazione di questo settimo album è passata per tanti tipi di suoni ed avventure e ci regala una nuova versione dei FASK, più adulta e consapevole.

Onestamente ho dovuto ascoltarlo più e più volte per farmelo “arrivare”, perché molto meno immediato dei dischi precedenti, più posato, riflessivo, in cui si parla molto di sentimenti, del coraggio di dimostrarli e di cantarli. In una realtà che chiude tutto, anche i rapporti, in un click, ritornare alla semplicità dei sentimenti e del volerli dimostrare è un atto rivoluzionario.

Il primo singolo estratto a Giugno dall’album è stato “Come no”, pezzo in cui in effetti si riconosce molto bene il loro timbro stilistico super ritmato e che dal vivo sarà uno di quelli su cui ci si potrà scatenare saltando, insieme a “Brucia”, che risulta essere uno dei più diretti e tirati dell’album, con un tributo distorto al ritornello di “Karma Chameleon”  di Boy George, che vi chiederete che cazzo c’entri, eppure suona bene.     

Il secondo singolo e video “Festa” ricorda molto il concetto del testo di “Alfonso” di Levante, quello di trovarsi a partecipare quasi obbligatoriamente ad eventi di cui non ci importa nulla, giusto perché “bisogna presenziare”, magari solo per ostentare felicità sui social, ma da cui realmente si vuole scappare: e finalmente si ha il coraggio di dirlo, senza dover dimostrare niente a nessuno.

In “E’ solo colpa tua” si fa i conti con sé stessi, con i propri errori e limiti, con la paura di diventare adulti, quella che forse i FASK non hanno più, e che con questo album ribadiscono, sfornando pezzi che ai più puristi del rock’n’roll forse non piaceranno, ma che, a detta loro, li rappresentano al meglio, e va benissimo così.

Credo che accettare anche di poter non piacere sia sinonimo di grande maturità e libertà di espressione per un artista, e loro questa responsabilità se la sono presa, accettando ed accettandosi nella loro crescita, più morbida, meno immediata e tirata, forse più vicina al pop che al rock, ma che, detta con sincerità, credo sia la scelta più hardcore che ognuno di noi possa fare: la scelta di essere sé stesso, senza doversi per forza riconoscere in una etichetta o stereotipo.

Alla fine io in questo Hotel un soggiorno lo farei volentieri, proprio perché rappresenta a pieno le nostre esistenze da quarantenni, con tutte le fragilità di eterni ragazzini che lottano con le paure di diventare grandi, di chiedere scusa, di affrontare le noie e le responsabilità delle relazioni e delle scelte da cui spesso fuggiamo.

L’ultimo pezzo “Dimmi solo se verrai all’inferno” racchiude perfettamente questi concetti, con una ballad che convince ed emoziona a cuore aperto, con aperture di piano ed archi che ricordano gli eterei Sigur Ros, e che sicuramente dal vivo ci farà scendere la lacrimuccia.

Perché sì, la vera rivoluzione è accettare che la corazza rockettara e rabbiosa possa essere anche tolta ogni tanto, e capire che la vita è fatta soprattutto di debolezze che vanno accolte e prese per mano, quindi fregis, ci ho messo un po’, ma alla fine mi avete convinta: a sto giro si zumpa di meno, ma ci si emoziona di più!

Voi che leggete, lasciate a casa i pregiudizi e fatevi un weekend in questo Hotel, vedrete che alla fine ne uscirete più rilassati e consapevoli!

Silvia Botte

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Alberto Pani

Blogger

Cresciuto ai piedi delle ridenti colline del Monferrato, tra muri di nebbia sei mesi l’ anno, zanzare incazzate nei sei mesi successivi e bocce di vino rosso sempre e comunque per stemperare il disagio così accumulato.

Chitarrista fuori forma.

Fermamente convinto che 8 volte su 10 le cose si risolvano da sole.

Punto debole: la meteoropatia