Eulogy for Quincy Jones: Il Maestro Che Ha Cambiato il Groove della Musica

Signore e signori, amici e familiari ci troviamo qui riuniti oggi per onorare un uomo il cui…

Signore e signori, amici e familiari ci troviamo qui riuniti oggi per onorare un uomo il cui nome è diventato sinonimo di grandezza, un uomo la cui musica e il cui spirito hanno superato il tempo, i generi e le generazioni. 

Si perché Quincy Jones non era solo un musicista incredibile o un produttore dal talento straordinario, Quincy Jones era un architetto del suono, un visionario, una forza inarrestabile di creatività e umanità.

Ci ha lasciato lo scorso 4 Novembre all’età di 91 anni non senza fragore. La vita di Quincy era fatta di storie, clamorose o silenziose, ma tutte potenti. Cresciuto in un mondo in cui un uomo di colore raramente aveva l’opportunità di decidere le proprie sorti, Quincy Jones non vedeva limiti ma illimitate opportunità. E su queste opportunità ha navigato tra le note jazz che lo hanno visto nascere, studiando e suonando la tromba sotto la guida iconica di Ray Charles, facendosi largo in questo magico mondo spalla a spalla con leggende viventi come Sarah Vaughan e Count Basie, e arrangiando brani che avrebbero ispirato generazioni intere. 

Se a soli 28 anni QJ era il primo vice-presidente afroamericano della Mercury Records, in questo suo mondo visionario senza limiti e confini è inoltre diventato il primo uomo di colore a guadagnarsi una posizione di rilievo ad Hollywood, un pioniere in grado di sfondare porte spesso chiuse: Quincy è stato il primo compositore di colore a ricevere una nomination agli Oscar per Best Original Song con “The Eyes of Love” dal film “Banning”

Dalle mani magiche del Re Mida di Seattle uscirono capolavori caratterizzati da suoni inconfondibili e memorabili. Thriller di Michael Jackson rimane l’album più venduto di tutti i tempi e la produzione di QJ lo ha reso quel classico intramontabile ancora oggi ballato dai ragazzini di tutto il mondo. L’istinto di Jones per la fusione dei generi, il suo orecchio per i riff accattivanti, hanno fatto dei suoi lavori delle vere e proprie pietre miliari della musica pop.

Ma Quincy era molto di più che solo musica, la sua creatività non conosceva regole o confini e non ci meraviglia che la sua mente raffinata sia stata responsabile anche della produzione di uno dei migliori film della storia del cinema, Il colore viola. E non ci sorprende neanche la sua capacità di spaziare e passare quindi da capolavori del cinema in grado di toccare le coscienze e le anime del pubblico, ad esilaranti e scanzonati classici della nostra adolescenza come Fresh Prince of Bel-Air, che portò Will Smith sotto i riflettori dando una nuova forma alla tv degli anni ‘90. 

Quincy ci ha insegnato come affrontare la vita con coraggio, umorismo e grazia. Nel 1974, mentre si trovava all’apice della carriera, impegnato ad arrangiare musica per icone come Frank Sinatra e a produrre grandi successi, Jones venne colpito improvvisamente da un aneurisma quasi fatale. Eppure, anche in questa occasione, Quincy non si fece scappare l’occasione di essere unico, di essere il primo, presenziando di persona, vivo e vegeto, al suo stesso funerale. 

Le sue condizioni erano così gravi che amici e familiari avevano infatti iniziato ad organizzare un servizio commemorativo, convinti che non ce l’avrebbe fatta. La lista degli ospiti di questa “cerimonia” era un tributo stellare al segno che Quincy aveva lasciato nell’industria musicale: Marvin Gaye, Richard Pryor e Sarah Vaughan erano pronti a onorarlo, preparando quello che sarebbe stato uno degli addii più leggendari della storia della musica. E Quincy, fedele al suo personaggio larger-than-life, con il suo inconfondibile senso dell’umorismo e la sua volontà di ferro, si presentò all’evento (non senza un neurologo pronto ad assisterlo in ogni momento).

Una “festa”, quella del ‘74, molto diversa dalla intima cerimonia funebre voluta invece dalla famiglia questa volta che Quincy ci ha lasciati davvero. Eppure, come ogni leggenda che si rispetti, il suo lascito nell’industria musicale ci accompagnerà per sempre. 

Per chi di noi è stato abbastanza fortunato da essere testimone del suo genio, la musica di Quincy non era solo qualcosa che si ascoltava; era qualcosa che si sentiva. Ha trovato un modo per trasformare le emozioni in suoni, le storie in ritmi e i sogni in melodie. Le sue canzoni non si limitavano a suonare; respiravano. Ridevano, piangevano e vivevano insieme a noi.

Diciamo quindi addio, stavolta per sempre, a Quincy Jones, un uomo che poteva guardare la morte negli occhi — e continuare a ballare.

Linda Flacco

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Alberto Pani

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Cresciuto ai piedi delle ridenti colline del Monferrato, tra muri di nebbia sei mesi l’ anno, zanzare incazzate nei sei mesi successivi e bocce di vino rosso sempre e comunque per stemperare il disagio così accumulato.

Chitarrista fuori forma.

Fermamente convinto che 8 volte su 10 le cose si risolvano da sole.

Punto debole: la meteoropatia