Appino (non) sei solo
Attendo Andrea Appino prima del suo live parmigiano, nella magnifica cornice di Colonne 28 – dove la…
Attendo Andrea Appino prima del suo live parmigiano, nella magnifica cornice di Colonne 28 – dove la fede in Dio è stata convertita in fede nella musica essendo una chiesa sconsacrata, ora adibita a locale per musica ed eventi.
Sopra al piccolo e intimo palchetto, l’enorme scritta “APPINO (SEI) SOLO TOUR” sembra riecheggiare nel vuoto della grande sala, e fa sentire un po’ più sola ed emozionata anche me: nonostante con Andrea ci si conosca ormai – grazie alla mia lunga “gavetta” da fan degli Zen Circus!
Stesso look total black di Lou Reed e con gli occhiali da sole alla Bob Dylan ,capello corto, sbarbato, baschetto avvicino Appino che mi accoglie con l’affabilità e il calore che lo contraddistingue e ci sediamo nel backstage per fare due chiacchiere.
Gli faccio i complimenti per la sua forma fisica e mi confessa compiaciuto che si sta allenando quasi ogni giorno per cercare di affrontare al meglio questo tour, limitando anche sigarette e alcolici durante la settimana. Ora però è venerdì, quindi non scherziamo, uno spritzetto è d’obbligo, così come anche una sigaretta: “io c’ho da fuma’”, mi dice, affacciato alla finestra.
Ci sono tutti gli elementi, quindi, per iniziare la nostra chiacchierata in relax:
S :“Concludi questo anno dopo l’uscita di “Humanize”, un album “corale” che rispecchiava una tua indagine esistenziale su grandi temi, attraverso gli occhi e le voci degli altri; oggi invece chiudi con un “(sei) solo tour”, quindi le tue domande hanno fatto un giro larghissimo, per poi concludersi in un concerto intimo e solista… era questo il percorso che volevi fare ?
A: “mi piace questa tua visione, ma in realtà tutti i miei tour da solista, sono stati fatti ogni volta nel mio anno sabbatico dagli Zen, un anno solare da Gennaio a Dicembre, dove iniziavo con un tour accompagnato da band e poi finivo sempre con un tour acustico: nel 2013 accompagnato dal maestro Moretto e nel 2015 dal maestro Pellegrini- ed a questo giro completamente da solo.
Quindi volevo onorare le tradizioni, concludendo però da solo, sia per motivi miei, sia perché come hai detto te, “Humanize” è talmente “corale” pieno di voci e di gente, che volevo concludere senza nessuno che mi accompagnasse.
S: “ Dopo tutta questa tua indagine, cosa ti porti a casa? Ti sai dare delle risposte diverse oggi, rispetto alle domande che hai fatto tu agli altri?
A: “No, al massimo ho molte più domande! Alla base della conoscenza c’è sempre quello…interrogarsi e farsi sempre più domande. Le risposte me le do eh, ma la notte da solo quando mi metto a letto, magari da sbronzo, quindi sì, qualche risposta me la do, ma le tengo per me, perché ci vuole una forte dose, oltre che di narcisismo – quella un po’ ce l’ho, se no non farei questo mestiere – anche di boria, nel dispensare risposte agli altri, ecco quella non ce l’ho. Quindi, qualche risposta mia personale ce l’ho, ma di base torno a casa sempre con molte più domande.
S: “Quindi oggi non ti senti realmente più “solo”, ma la tua solitudine si è comunque arricchita di più risposte/punti di vista?
A: “no, filosoficamente io resto sempre un pessimista, la vita più vai avanti e più ti porta a essere solo, la solitudine è come l’entropia, come il caos, ci si va sempre incontro, e per altro si viene al mondo da soli, quindi di base credo che sia fondamentale imparare a stare da soli; condizionarsi a stare da soli, ecco, quello no, perché siamo comunque animali sociali, ma vedo una sempre maggiore mancanza di capacità a saper stare da soli, cosa che i social hanno sicuramente peggiorato”
S: “il tour di “Humanize” è stato molto particolare, oltre per la tipologia di canzoni che lo componevano, anche per la pochissima, quasi nulla, interazione con il pubblico che, per chi ti conosce nei live come me, lasciava un po’ interdetti… era una scelta voluta, per dare ancora più eco solo alle voci degli altri?”
A: “sì, assolutamente, al contrario di oggi, che quando finisco starò al merchandising due ore a parlare con il pubblico, e al contrario dei miei live con gli Zen appunto, dove parlo sempre molto. Il disco era un concept molto particolare, quindi quella era una scelta voluta, per lasciare spazio solo alla musica e agli altri… lo specificavo anche a un certo punto dello spettacolo, perché la gente pensava fossi incazzato, ma non era così”
S: “in effetti anche io l’ho pensato infatti… ed invece cosa dobbiamo aspettarci dal live di stasera, un saluto alla carriera da solista per poi tornare ancora più carico nel circo zen?”
A: “Eh sì, è proprio così, vedi che lo sai già?!”
S: “quanto pensi di portare nel nuovo album degli Zen della tua esperienza da solista?”
A: “NULLA! È proprio a questo che servono gli album da solista, ogni volta che ho fatto un album da solista, l’album successivo degli Zen era incazzatissimo e il contrario di ciò che suonavo da solo: nel 2013 “Il Testamento” e nel 2014 “Viva”, nel 2015 il mio “Grande raccordo animale” e nel 2016 “La terza guerra mondiale”, infine, nel 2023 “Humanize” e ora nel 2025 arriva una bella botta con gli Zen! Il contrario, esattamente il contrario! È un po’ che ci lavoriamo, diciamo che io mi sfogo nei miei progetti, così che negli Zen poi ci vadano solo determinate cose e non altre! Non vedo l’ora, mi manca, perché tutto questo è molto bello, però poi mi viene una voglia di spaccare tutto e lo posso fare solo sul palco con loro!
S: “Per concludere, ti riporto una domanda di mia figlia di otto anni, che ho cresciuto a pane e Zen Circus : come hai fatto a diventare così bravo?
A: (sorride) “Mi ci sono convinto”
S: “beh, insomma, anche tutta la gavetta, la strada che avete fatto sarà servita”
A: “Beh, si sarebbe potuto far cagare lo stesso eh…”
S: “ No dai. Io penso che la vostra carta vincente sia proprio ricordarsi benissimo da dove siete partiti, avere sempre lo stesso spirito rock’n’roll e fottersene di seguire le mode, ed è per questo che per me siete sempre veri e credibili in ciò che fate, i più coerenti di tutti”
A: “Allora ti piacerà il disco nuovo, o magari ti farà paura… a me fa paura, era da tanti anni che non facevamo un disco tanto incazzato! È esattamente il contrario di “Humanize”, dove in qualche modo mi connetto agli altri: che, poi, io ho tutte e due queste parti dentro, sia l’amore per gli altri, sia la voglia che pigli fuoco tutto e che scompariamo, la violenza, la rabbia, l’odio… queste parti che sono in contrapposizione, ma che sono anche parti integranti della nostra vita e che stiamo sempre più mettendo da parte e accantonando. Diciamo che il nuovo disco degli Zen si occupa proprio di questo, ma non lo fa con un intento moralizzatore…. LO FA CANTARE” (risatina diabolica)”
Ah, e preparati perché la prossima edizione di Villa Inferno (il concerto-raduno che gli Zen Circus organizzano ogni due anni nel piccolo paese della provincia di Ravenna che ha dato il titolo a un loro album, ndr), sarà “LA” Villa Inferno… ci sarà da divertirsi.
Lasciandomi intendere che, forse, questa festa coinciderà con l’uscita del nuovo album (?), per adesso ci salutiamo e ci vediamo sotto al palco, il pubblico lo sta aspettando e anche io!
Silvia Botte