Le 10 grandi chitarre che non sentiremo più live

Siamo solo a Marzo eppure questo 2023 ha il sapore del 2016, l’anno della strage, per citare…

Siamo solo a Marzo eppure questo 2023 ha il sapore del 2016, l’anno della strage, per citare Don McLean, the year “that music died”, l’anno che ci ha portato via, tra gli altri, David Bowie, George Michael, Lonnie Mack, Prince… E in questi primi tre mesi dell’anno abbiamo già dovuto salutare alcune delle stelle più brillanti del nostro cielo fatto di rock’n’roll, corde spezzate e piatti frantumati. 

E allora nel sentirci un po’nostalgici è forse giusto ricordarci e ricordarvi alcuni degli artisti che non avremo più il piacere di sentire live, per la precisione, la nostra selezione di 10 tra le migliori chitarre che non sentiremo più suonare su un palco. Abbiamo di recente parlato della scomparsa silenziosa ed incolmabile di Jeff Beck e per onor di cronaca sarebbe opportuno menzionare la madrina del Rock’n’roll, colei che ha dato alla chitarra una nuova vita e un nuovo sound gettando le basi della musica come la conosciamo oggi, ma di Sister Rosetta Tharpe abbiamo già parlato in un altro articolo che vi consigliamo di leggere (subito!).

GARY ROSSINGTON (1964 – 2023)

L’ultimo a lasciarci meno di due settimane fa è stato l’iconico Gary Rossington, ultimo superstite della formazione originale dei Lynyrd Skynyrd e unico ad apparire in tutti gli album. Maestro dello slide con quell’inconfondibile sound Southern Rock, Rossington era soprattutto un visionario anticonformista. Un aneddoto emblematico riguarda forse il pezzo più famoso della band, Free Bird, per il quale Gary dopo vari tentativi falliti di dare forma alla melodia decise di utilizzare un cacciavite incastrato sotto alle corde per plasmare il suono come desiderava. E il risultato della sua capacità di dipingere oltre le righe è l’inconfondibile e commovente inno alla libertà che ancora oggi suona nei juke boxe di tutti i bar d’America, con un assolo di chitarra che dal vivo riusciva a far sfiorare alla canzone i 15 minuti e che noi poveri sfortunati che non abbiamo avuto il piacere di vedere live potremo solo sentire in qualche video nel tube.

DUANE ALLMAN (1946 – 1971)

 

 

E sebbene non sia mai stato confermato da nessuno dei componenti della band, proprio Free Bird viene considerata da molti una dedica ad un altro grande maestro della “scivolata” e tra i padri fondatori del Southern Rock, il maggiore dei fratelli Allman, Duane, o per molti, Skydog. Ci lascia ad appena 24 anni ma non senza averci prima regalato vibrazioni precise eppure passionali e collaborazioni con artisti del calibro di Eric Clapton e Aretha Franklin, passando da una Les Paul a una Stratocaster senza legarsi mai ad un solo strumento per non limitare la sua capacità espressiva. E a proposito di Skydog potremmo dire molto altro ma abbiamo preferito dedicargli un articolo  “Alla ricerca di Skydog”,  per rendergli omaggio come merita, mentre vi mostriamo uno dei pochi video rimasti delle sue esibizioni live. 

GARY MOORE (1952 – 2011)

 

 

Artista forse sottovalutato da tanti, potente musicista blues che si dilettava nella virtuosa fusione jazz, hard rock e metal, il suono di Gary Moore era così grande che è quasi difficile capirlo. Tracce come Still Got The Blues Oh Pretty Woman, quel famoso due mani con Albert King, hanno dimostrato come il suo fraseggio infallibile e il suo tono bruciante potessero dare voce al suo dolore con eleganza impareggiabile. 

 

 

Influenzato da Peter Green, membro degli Skid Row e dei Thin Lizzy è però da solista che ci ha mostrato il meglio di sè. The Loner è forse uno dei brani più emblematici della sua abilità espressiva, con un sound così intriso di passione e delle melodie così forti da poter fare a meno delle parole. 

CHUCK BERRY (1926 – 2017)

 

 

L’evoluzione del rock’n’roll deve molto alle idee pionieristiche di Chuck Berry. Con il suo famoso “chicken strut” e gli assoli ispirati al rockabilly, Berry ha lanciato il guanto di sfida agli innumerevoli chitarristi che lo hanno seguito. Icona degli anni ‘50, dal suo approccio unico alle introduzioni di chitarra fino ai suoi innegabili assoli dalle dita veloci, dobbiamo ringraziare Berry per aver influenzato un’intera generazione di rock’n’roller a prendere in mano una chitarra e iniziare ad inseguire i propri sogni. Sarebbe difficile trovare un solo chitarrista negli anni ’60 che non fosse ispirato da lui. “Se provassi a dare al rock and roll un altro nome”, disse John Lennon, “potresti chiamarlo ‘Chuck Berry'”

STEVIE RAY VAUGHAN (1954 – 1990)

 

 

E ‘ invece grazie all’appoggio di niente di meno che Mick Jagger prima e David Bowie poi che si fa notare dal grande pubblico quello che poi diventerà uno tra i più importanti e talentuosi esponenti del blues statunitense, stiamo parlando di Stevie Ray Vaughan. Ispirandosi agli stili di quasi tutti i grandi chitarristi blues – più Jimi Hendrix e un sacco di jazz e rockabilly – il suo tono mostruoso, il virtuosismo casuale e l’impeccabile senso dello swing hanno fatto di Vaughan uno dei più abili musicisti di tutti i tempi che nonostante la prematura morte nel 1990 in un incidente in elicottero, continua a ispirare diverse generazioni di chitarristi.

JIMI HENDRIX (1942 – 1970)

 

 

E non possiamo non parlare di Jimi Hendrix, la mente creativa che il mondo stava aspettando, nato al momento giusto, in un mondo pronto ad accogliere la sua magia. Hendrix era libero in un’epoca di rivoluzioni e portò la chitarra al limite, spingendola con le innovazioni tecnologiche del tempo, giocando con tutto quello che aveva a disposizione trasformando il blues in viaggi rock psichedelici. Hendrix sapeva quando dare spazio alla follia e quando lasciare che il suo fraseggio, le inversioni di accordi e il vibrato parlassero da soli. Se chiudiamo gli occhi possiamo vedere i colori della musica di Jimi e sentire l’odore delle sue corde che vanno a fuoco.

EDDIE VAN HALEN (1955 – 2020)

 

 

E nel parlare di grandi intrattenitori non possiamo non menzionare Eddie Van Halen, nessuno sapeva divertire il pubblico come lui, che rendeva il suono della sua chitarra uno spettacolo vero e proprio, capace di tenerti incantato come l’aurora boreale o la finale dei mondiali. Eddie non si limitava a suonare la chitarra ma con un’abilità degna di McGyver la modificava e la riadattava pur di ottenere quel suono inconfondibile, il cosiddetto Brown Tone, che ti entrava nelle orecchie, corposo come un whiskey e croccante come il cioccolato in un’armonia unica e inimitabile. E quando arrivi in un mondo dove la musica è stata scritta tutta, l’unica cosa che ti rimane è suonarla come nessun altro. 

PRINCE (1958 – 2016)

 

 

Oltre ad essere un prolifico cantautore, una strabiliante pop-star dal fascino magnetico e un’icona rivoluzionaria a tutto tondo, Prince merita di essere annoverato tra i migliori chitarristi dei nostri tempi. Basti ascoltare la travolgente maestosità di Purple Rain o lo strabiliante intro di When Doves Cry per capire perché. Tra gli anni ’80 e ’90, le migliori canzoni di Prince hanno offerto un mix incredibile di pop new-wave, funk-rock e R&B che, combinato con la sua maestria melodica, gli hanno sempre lasciato spazio per mostrare il suo talento con le 6 corde, regolarmente sfoggiato con un tocco hendrixiano. Quando ad Eric Clapton venne chiesto come ci si sentisse ad essere il miglior chitarrista del mondo, la risposta fu: “Non lo so. Chiedi a Prince.” 

RORY GALLAGHER (1963 – 1995)

E se per Clapton il miglior chitarrista di tutti i tempi era Prince, pare che Hendrix alla stessa domanda rispose “Non lo so, chiedete a Rory Gallagher”.

Che sia vero o leggenda metropolitana poco importa, ciò che è fuori dubbio è la massiccia influenza di Gallagher su generazioni di musicisti, in particolare i chitarristi britannici, inclusi alcuni dei suoi coetanei, tra cui è importante ricordare Brian May che non solo ne ha adottato lo stile ma ne utilizza gli stessi strumenti. Era doveroso ricordare questo dio dimenticato della chitarra che dall’Irlanda suonava il blues perché ci era nato con quello stato d’animo ed era in grado di trasmetterlo con genuinità e passione, seppure la sua riluttanza a scendere a compromessi gli abbia impedito di raggiungere la fama indubbiamente meritata.

B.B.KING (1925 – 2015)

 

 

L’indiscusso “Re del Blues”, BB King è senza dubbio uno dei migliori chitarristi mai esistiti, a cui va riconosciuto il merito di aver elettrizzato il blues e averlo reso popolare per il pubblico di massa. Attivo dagli anni ’50 fino alla sua morte, all’età di 89 anni, nel 2015, King è stato una figura fondamentale per molti dei chitarristi britannici del blues-boom. Con i suoi emozionanti piegamenti delle corde e il suo vibrato espressivo, ha domato la sua Lucille ed ha sapientemente lavorato il blues con brani intensi e sofferti, ha giocato con tagli funk trovando lo spazio per denunciare ingiustizie razziali. King si è spinto oltre i suoi limiti regalandoci melodie a tratti struggenti e sempre penetranti, spesso emulate ma mai eguagliate. 

Nell’immaginarci l’incredibile jam session che questi grandi della musica staranno facendo tra le nuvole, siamo ben consci che la lista dovrebbe continuare per chilometri ma abbiamo voluto raccogliere quì alcuni dei migliori, più o meno noti, che davvero non potevamo fare a meno di menzionare. E nel presentarveli, o ripresentarveli, come direbbe Buddy Guy, altro grande chitarrista ancora in vita che non dovrebbe aver bisogno di presentazioni, abbiamo preferito “let the guitar do the talking”.

 

 

 

 

Linda Flacco

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Alberto Pani

Blogger

Cresciuto ai piedi delle ridenti colline del Monferrato, tra muri di nebbia sei mesi l’ anno, zanzare incazzate nei sei mesi successivi e bocce di vino rosso sempre e comunque per stemperare il disagio così accumulato.

Chitarrista fuori forma.

Fermamente convinto che 8 volte su 10 le cose si risolvano da sole.

Punto debole: la meteoropatia