“Pearl” , il testamento dell’anima di Janis Joplin

Su Janis Joplin è stato detto e scritto molto. La sua vita sregolata, la famosa notte al…

Su Janis Joplin è stato detto e scritto molto. La sua vita sregolata, la famosa notte al Chelsea Hotel con Leonard Cohen che si era finto Kris Kristofferson, la voce unica come un’impronta digitale, la tendenza malinconica e la testa luminosa sono stati argomenti diffusi. L’abbiamo vista jammare ubriaca con i Grateful Dead nel documentario Festival Express, ma non ci stanchiamo mai di ascoltarla e di raccontarla. Vi suggeriamo di ascoltare (se non l’avete già fatto cosa avete fatto finora??) il suo ultimo, iconico, capolavoro.

Pearl è più di un semplice album; è una testimonianza del talento grezzo di Janis Joplin, della sua profondità emotiva e del bisogno di esprimersi senza guardare in faccia nessuno. Pubblicato postumo nel 1971, Pearl si erge come un monumento senza tempo a una delle voci più influenti del rock ‘n’ roll. Dal suo elettrizzante brano d’apertura alle sue commoventi ballate, l’album cattura Janis al culmine della sua abilità artistica.

L’album si apre con Move Over, un inno incalzante all’indipendenza e alla liberazione. La voce potente e graffiante di Janis cattura l’attenzione fin dalla prima nota, supportata da una sezione ritmica incalzante e da riff di chitarra incisivi. La canzone incarna lo spirito ribelle degli anni ’70, incoraggiando l’ascoltatore a liberarsi dai vincoli sociali e a forgiare il proprio cammino. 

A seguire troviamo l’iconica Cry Baby, un lamento blues che mostra l’abilità senza pari della Joplin nel trasmettere emozioni genuine attraverso la sua voce. Con ogni lamento e ringhio, mette a nudo la sua vulnerabilità e il suo dolore, trascinando gli ascoltatori nel suo mondo di afflizione e desiderio. L’arrangiamento soul della canzone, con corni malinconici e un organo che fa eco, aggiunge strati di profondità alla sua melodia struggente.

Pearl include anche l’indimenticabile interpretazione di Janis di Me and Bobby McGee di Kris Kristofferson. Con il suo testo toccante e la sua melodia contagiosa, la canzone è diventata uno dei successi più rappresentativi della Joplin, regalandole un Grammy Award postumo per la Migliore Performance Vocale Femminile Pop. La sua versione è pervasa da un senso di nostalgia e di desiderio di viaggiare, mentre cattura l’essenza dolceamara della vita on the road.

 

“Freedom’s just another word for nothin’ left to lose
Nothin’, it ain’t nothin’ honey, if it ain’t free
And feelin’ good was easy, Lord, when he sang the blues
You know feelin’ good was good enough for me
Good enough for me and my Bobby McGee”

 

Il brano che dà il titolo all’album, Pearl, è una commovente ballata che mostra la versatilità di Janis come cantante. Supportata da un ricco arrangiamento di archi e pianoforte, Joplin offre una performance sincera che è sia tenera che potente. I testi della canzone, che parlano d’amore e perdita, risuonano profondamente negli ascoltatori, evocando un senso di empatia e connessione.

Sebbene non caratterizzato da una particolare profondità, è necessario menzionare uno dei brani più eccezionali di Pearl, Mercedes Benz, un pezzo acapella che mostra lo spirito giocoso e irriverente di Janis. Con versi umoristici e la sua melodia orecchiabile, la canzone è una testimonianza della capacità della Joplin di infondere anche le composizioni più semplici con il suo fascino e carisma unici.

In Pearl troviamo anche diversi brani influenzati dal blues, tra cui Half Moon e My Baby. Queste canzoni mettono in evidenza l’apprezzamento della Joplin per la tradizione blues, mentre canalizzano l’intensità grezza e la profondità emotiva del genere con le sue doti vocali potenti e il suo modo unico di trasmettere la passione.

In tutto l’album la voce di Janis funge da punto focale, catturando l’attenzione con la sua potenza grezza e la sua risonanza emotiva. Che sia cantando un inno rock o una ballata soul, le sue note infondono in ogni performance un senso di autenticità e convinzione senza pari.

Oltre alla sua brillantezza musicale, Pearl è l’eredità di Janis a noi poveri mortali. Appena tre mesi dopo l’uscita dell’album, Janis Joplin morì tragicamente per un’overdose di eroina all’età di 27 anni. La sua morte prematura ha scosso il mondo della musica, lasciando un vuoto che non potrà mai essere colmato.

Nonostante la sua breve vita, Janis Joplin ha lasciato un’impronta indelebile, influenzando generazioni di artisti con la sua creatività audace e la sua autenticità irremovibile. Pearl si erge come testamento della sua anima, catturando l’essenza di un’artista che ha aperto una strada tutta sua e ha lasciato opere che continuano a ispirare e a risuonare nel cuore di vecchi e giovani ascoltatori ancora oggi.

Linda Flacco

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Alberto Pani

Blogger

Cresciuto ai piedi delle ridenti colline del Monferrato, tra muri di nebbia sei mesi l’ anno, zanzare incazzate nei sei mesi successivi e bocce di vino rosso sempre e comunque per stemperare il disagio così accumulato.

Chitarrista fuori forma.

Fermamente convinto che 8 volte su 10 le cose si risolvano da sole.

Punto debole: la meteoropatia