Tesseract band prog metal

Tesseract: il prog britannico fra geometria, fluidità e riflessione

Il 2025 si apre alla grande per la scena metal, soprattutto per chi è appassionato di suoni…

Il 2025 si apre alla grande per la scena metal, soprattutto per chi è appassionato di suoni mai scontati, ritmiche sorprendenti e melodie che aspirano all’ultraterreno. Per questo gruppo di ascoltatori e musicisti i Tesseract sono una garanzia o una piacevolissima scoperta.

Tesseract Live Photo by Progarchy

Lo scorso 12 gennaio la band di Londra è approdata all’Estragon di Bologna, che dopo tanto silenzio sembra aver deciso di rimettersi in carreggiata nel panorama dei concerti con una scelta abbastanza sorprendente.

Per chi non li conosce, i cinque londinesi propongono un progressive metal dalle dinamiche travolgenti. Si parte con chitarre in clean cristalline per gettarsi a capofitto in breakdown tipicamente djent, il tutto accompagnato da una batteria che si insinua nelle melodie, a volte anche molto ampie, in maniera chirurgica. 

Tesseract The worlds of David Darling

Che il loro approccio sia matematico e ricercato si capisce già dal nome: il “tesseratto” è una figura geometrica che si sviluppa su quattro dimensioni, visualizzabile come due cubi paralleli congiunti. Quest’immagine tutt’altro che comune ci dice molto sulla personalità della band: solida e mobile, sofisticata e d’impatto, forte di una struttura geometrica ben definita ma anche della libertà di superare i confini.

Nella musica, melodie e ritmi si intersecano con precisione aritmetica e danno vita a un’atmosfera provocante e accogliente. Come spiega il bassista Amos Williams in un’intervista per il canale YouTube A&P-Reacts, a suoni enigmatici e ritmi contorti seguono sempre accordi maggiori ampi e distesi perché l’uomo, nonostante il suo essere intricato e complesso, tende verso una risoluzione armonica.

Forse è proprio questa multidimensionalità a caratterizzare i Tesseract: la loro musica non è solo ricca di opposti e contrasti, ma mira anche a una soluzione, a un’armonia totale che riflette, in fondo, l’essere umano.

Fin dal debut album One (2011), la band prog britannica ha cercato di trasportare sensazioni familiari come l’abbandono, il senso di solitudine e inadeguatezza, il desiderio di riscatto e rivoluzione in una dimensione quasi trascendente. La voce viene usata come strumento più che come narratore: è l’insieme che evoca emozioni, ogni elemento sembra avere il suo posto nel complesso e non poter stare da solo. Trovano così spazio lo sconforto per la finitudine umana, la rabbia sepolta, l’accettazione, l’incontro con i propri demoni e la ricerca estenuante della perfezione.

Riflessioni e sentimenti, per quanto comuni e attinenti all’uomo, assumono sempre una nota universale: nei quattro capitoli che compongono Altered State (2013), i Tesseract parlano della materia, della mente, della realtà e dell’energia. Una specie di versione esistenziale dei classici quattro elementi “terra, aria, fuoco e acqua”.

Stando a un’intervista rilasciata a Screamer Magazine, però, l’album nasce dall’idea di cambiamento come costante, negli stati della materia, nel pensiero, nel mondo che ci circonda e nell’intero universo. In poche parole, ci dice che trasformarsi è un movimento naturale e crea un legame fra uomo e cosmo, fra dentro e fuori, sfumando i confini nel testo come nella musica, che rimane, in pieno stile Tesseract, fluida e imprevedibile.

Come le tre dimensioni sono unite dalla quarta nel tesseratto, così il mondo interiore diventa un tutt’uno con lo spazio esterno e il tempo: lo sguardo al passato di One diventa una presa di coscienza di fronte alla storia in Hexes (Polaris, 2015), descritta come gabbia e causa di smarrimento. La mescolanza di suoni all’inizio del brano crea un paradiso di oblio e vaghezza, affascinante e inquietante al tempo stesso, proprio come la quiete che nasconde la tormenta.

In Polaris dolore e sollievo sembrano susseguirsi in una serie di onde: se Survival ci racconta l’ansia per il futuro e Tourniquet parla dell’amore come di un tormento, Phoenix apre le porte alla speranza di una rinascita – proprio come quella della fenice che risorge dalle ceneri.

Nel 2018, con Sonder, i Tesseract si avvicinano a suoni più cupi, estremizzando il lato prog, le sonorità heavy e le melodie più orecchiabili esplorati nei dischi precedenti: c’è più spazio per la voce, anche in scream, e i ritmi sono più frammezzati e incalzanti. Anche i temi sembrano diventare più tormentati: si parla di privazione di libertà e supremazia del potere in King e si fanno più insistenti i riferimenti – anche metaforici – alla guerra, ad esempio in Juno e Smile.

Il titolo dell’album è una parola inventata dallo scrittore John Koenig e significa realizzare che ognuno intorno a noi vive una vita altrettanto unica e complessa quanto la nostra. A questa consapevolezza il cantante Daniel Tompkins risponde con due possibili reazioni: sentirsi insignificanti da un lato e parte di un cosmo formato da diversi esseri viventi dall’altro, dalle piante fino ai corpi dell’universo. 

I contrasti fra cantate melodiche e chitarre heavy e l’alternarsi di momenti di ampio respiro a intervalli strutturatissimi diventano ancora più marcati ed estremi nell’ultimo lavoro della band. The War of Being, del 2023, dichiara apertamente che i Tesseract non si accontentano mai, ma sono anzi sempre alla ricerca di nuovi modi di esprimersi.

L’album affronta un problema che tutti hanno conosciuto nella loro vita: il dilemma di seguire il proprio percorso nonostante tutto, di rimanere fedeli a se stessi in un mondo che impone altro. Il tema, seppur comune, è rispettato nella sua complessità. È come se fosse elevato a una dimensione più ampia, in cui la lotta per l’affermazione diventa la guerra dell’essere, una questione di vita o di morte. Dopotutto, quanto ci accontentiamo perché non ci prendiamo sul serio? Quante scelte sono casuali invece che frutto di desiderio e consapevolezza?

Quello dei Tesseract è un mondo che può sembrare distante, forse anche inavvicinabile. Una figura geometrica che ha una quarta dimensione può spaventare, così come la struttura complessa e irregolare delle canzoni, o i brani da 11 minuti. Ascoltandoli più attentamente, però, le melodie parlano una lingua conosciuta e la dimensione universale risuona a un livello familiare. Forse è proprio questo che la band prog britannica riesce a fare: abbattere le barriere fra io e noi, realtà e sogno, materia e mente, Terra e universo, come il tesseratto che, ruotando, mostra un cubo che entra ed esce in un movimento costante e fluido, oltre i confini della realtà come la conosciamo.

Fonti:

intevista a Loud TV – https://www.youtube.com/watch?v=yYopiS_crFs

Intervista con A&P-Reacts – https://www.youtube.com/watch?v=_wph2Mrpp_w&t=1543s

Tesseract – Wikipedia

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Alberto Pani

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Cresciuto ai piedi delle ridenti colline del Monferrato, tra muri di nebbia sei mesi l’ anno, zanzare incazzate nei sei mesi successivi e bocce di vino rosso sempre e comunque per stemperare il disagio così accumulato.

Chitarrista fuori forma.

Fermamente convinto che 8 volte su 10 le cose si risolvano da sole.

Punto debole: la meteoropatia