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Silent Alarm compie 20 anni: il disco che ha ridefinito una generazione 

Era il 14 febbraio 2005 e i Bloc Party pubblicavano Silent Alarm, disco che avrebbe sancito il…

Era il 14 febbraio 2005 e i Bloc Party pubblicavano Silent Alarm, disco che avrebbe sancito il loro debutto. 

All’epoca avevo 17 anni e la scena musicale era puntellata, come in un campo da Risiko, di nomi che avevano una loro identità ben definita e il cui ascolto ti dava accesso, di diritto, a quella specie di quartieri musicali con tanto di insegna al led. I Bloc Party però erano arrivati per scasinare totalmente quei “quartieri” e farne una torre di Babele.

Prima di quella data del 2005, nessuno si era spinto effettivamente oltre i confini del Progressive Metal, del nostalgico del Brit Pop e del Punk ma soprattutto della musica Indie Alternative che in quegli anni lì spopolava con la sacra triade di Franz Ferdinand, Strokes e Arctic Monkeys.

E a proposito di Franz Ferdinand fu proprio Alex Kapranos, frontman della band, a “portare a battesimo” i Bloc Party scegliendoli come opening act per un loro live.

La formazione originale, tutta made in London, vedeva Kele Okereke (voce e chitarra), Russell Lissack (chitarra), Gordon Moakes (basso e cori) e Matt Tong (batteria). Il mix tra la voce carismatica di Kele, le chitarre affilate di Lissack e la ritmica esplosiva di Tong sono stati gli elementi che, negli anni, hanno reso la band unica, capace di alternare melodie malinconiche e sfuriate elettriche in modo naturale.

Per celebrare questo anniversario, la band ha annunciato un tour mondiale che riporterà sul palco l’energia pura e cruda di un album che ha segnato un’epoca. Ma cosa ha reso Silent Alarm un classico immortale?

Nati nei primi anni 2000, nella scena londinese, i Bloc Party si sono fatti strada con un sound che mescolava post-punk, indie-rock e ritmi elettronici, distinguendosi dai coetanei per un’energia più nervosa e una scrittura più sofisticata.

Vent’anni fa il mondo era un posto in trasformazione: l’era digitale stava prendendo piede, MySpace era il tempio dell’indie e le nuove band trovavano spazio nelle playlist masterizzate su CD-R. Silent Alarm è arrivato esattamente al momento giusto, traducendo in musica l’irrequietezza di una generazione in bilico tra speranze e ansie.

Con questo disco, i Bloc Party non si limitavano a seguire il filone indie-rock del periodo: lo reinventavano. Le loro influenze spaziavano dai Gang of Four ai The Cure, dai Sonic Youth alla dance elettronica, creando un suono inedito e immediatamente riconoscibile.

L’album si apre con “Like Eating Glass”, un pezzo che sembra tradurre in musica la tensione di una generazione inquieta. Poi arrivano “Helicopter” e “Banquet”, due veri e propri inni indie-rock, caratterizzati da chitarre affilate e ritmiche spezzate che sembrano una corsa contro il tempo. Ma Silent Alarm non è solo adrenalina: brani come “So Here We Are” e “Blue Light” svelano una fragilità malinconica, il lato più intimo di una band capace di alternare potenza e delicatezza con naturalezza.

Il segreto del successo? Una fusione perfetta tra l’urgenza punk, la precisione ritmica quasi elettronica e testi che raccontano il disorientamento di una generazione.

Non era solo un album da ascoltare, ma da vivere. I suoi ritmi incalzanti erano perfetti per ballare nei club underground, mentre i suoi testi riflettevano il senso di alienazione che molti giovani stavano iniziando a provare in un mondo sempre più veloce e imprevedibile.

Per questo, Silent Alarm non è mai invecchiato. La sua energia, il suo suono crudo e viscerale continuano a risuonare con chiunque cerchi qualcosa di più di un semplice disco indie.

Vent’anni dopo i Bloc Party celebrano il loro capolavoro con un tour mondiale in cui suoneranno l’intero album dal vivo. Un’occasione imperdibile per chi c’era e per chi ha scoperto questa gemma negli anni successivi.

La musica è cambiata, le mode sono passate, ma Silent Alarm è ancora qui, attuale e vibrante come nel 2005.

Certe canzoni non invecchiano, crescono insieme a chi le ascolta.

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Alberto Pani

Blogger

Cresciuto ai piedi delle ridenti colline del Monferrato, tra muri di nebbia sei mesi l’ anno, zanzare incazzate nei sei mesi successivi e bocce di vino rosso sempre e comunque per stemperare il disagio così accumulato.

Chitarrista fuori forma.

Fermamente convinto che 8 volte su 10 le cose si risolvano da sole.

Punto debole: la meteoropatia